

Storie dall'Ucraina in guerra
L’aggressione russa all’Ucraina, iniziata nel gelido febbraio del 2022, ha scatenato un’ondata di distruzione che ha cambiato per sempre il volto del paese e la vita dei suoi abitanti. In poche settimane, alcune città un tempo vibranti e piene di vita si sono trasformate in paesaggi di rovine fumanti. Strade un tempo trafficate sono diventate silenziose, rotte solo dal fragore delle esplosioni e dal pianto delle famiglie separate dalla guerra.
Mariupol, Kharkiv e molte altre località hanno vissuto l’incubo di bombardamenti incessanti, ma è a Bucha, una piccola città a nord-ovest di Kyiv, che il mondo ha visto l’orrore della guerra nella sua forma più cruda. Quando le truppe russe si sono ritirate alla fine di marzo 2022, quello che è emerso dalle strade di Bucha ha scioccato l’intera umanità. Corpi di civili giacevano ovunque: uomini, donne e persino bambini, molti dei quali con le mani legate dietro la schiena, vittime di esecuzioni sommarie.
I racconti dei sopravvissuti hanno dipinto un quadro agghiacciante. Intere famiglie sono state massacrate, donne e ragazze hanno subito violenze sessuali, spesso di fronte ai loro familiari, e molte case sono state saccheggiate o distrutte. Persone inermi, che cercavano solo di sopravvivere, sono state brutalmente colpite, lasciando un segno indelebile nel cuore di chi è riuscito a fuggire.
Bucha è diventata il simbolo delle atrocità commesse durante questa guerra. Le fosse comuni scoperte dai soccorritori, colme di corpi di civili, hanno mostrato al mondo una violazione sconcertante dei diritti umani e dei principi più basilari di civiltà. Le immagini di queste scene raccapriccianti hanno fatto il giro del mondo, suscitando indignazione e condanne unanimi.
Ma la devastazione non si è limitata a Bucha. In tutto il paese, città e villaggi sono stati colpiti senza pietà. Scuole, ospedali e centrali energetiche sono stati ridotti in macerie, lasciando milioni di persone al buio, al freddo e scarso accesso a cure mediche.
La guerra non ha solo ridisegnato il panorama urbano, ma ha anche travolto le vite di milioni di persone. Famiglie intere sono state costrette a lasciare le loro case, i ricordi e i sogni, affrontando viaggi lunghi e pericolosi verso l’ignoto. I treni diretti verso l’Europa centrale e occidentale sono diventati simbolo di speranza, affollati di volti segnati dalla paura e dall’incertezza, ma anche dalla determinazione di proteggere i propri cari.
Nel mezzo di questa tragedia, la resistenza del popolo ucraino ha brillato come una fiamma indomita. Volontari si sono uniti per distribuire generi di prima necessità, mentre gruppi di civili hanno trasformato cantine e scantinati in rifugi sicuri per proteggersi dagli attacchi. I soldati, giovani e anziani, uomini e donne, hanno preso le armi per difendere la loro terra, diventando il baluardo della libertà contro un’invasione spietata.
La comunità internazionale ha risposto con condanne e sanzioni contro la Russia, e molte nazioni hanno inviato aiuti umanitari e militari all’Ucraina. Tuttavia, sul terreno, la situazione resta drammatica. Ogni giorno porta nuove sfide, ma anche nuovi atti di coraggio.
La storia dell’Ucraina in questo periodo buio non è solo quella di un paese che lotta per la sua sopravvivenza, ma anche quella di un popolo che, di fronte all’aggressione, ha trovato una forza inaspettata. È la storia di persone comuni che si trasformano in eroi, di comunità che si uniscono per resistere e di una nazione che, nonostante il dolore, si rifiuta di arrendersi.
Mentre il mondo osserva con apprensione e cerca modi per sostenere questa nazione ferita, l’Ucraina continua a scrivere una storia di resilienza e speranza. Una storia che non riguarda solo la sopravvivenza, ma anche la difesa dei valori fondamentali di libertà, dignità e autodeterminazione, che risuonano ben oltre i confini della sua terra.
Un paese barbaramente aggredito
Bad Ragaz, un incantevole paese situato nel cuore della Svizzera orientale, si è distinto non solo per la sua bellezza naturale e per le sue terme rinomate, ma anche per l’accoglienza calorosa che riserva ai profughi ucraini. Soprattutto in questo periodo difficile, durante il quale molti ucraini sono stati costretti a lasciare le loro case a causa del conflitto, Bad Ragaz si è fatto portavoce di una solidarietà che supera i confini e le barriere culturali.
La bellezza del paesaggio circostante, con le sue montagne maestose e i verdi pascoli, offre un ambiente tranquillo e rassicurante per coloro che cercano rifugio. Le autorità locali, in collaborazione con organizzazioni non governative e comunità, hanno attuato una serie di iniziative per sostenere i profughi. Oltre ai servizi basilari, il paese ha organizzato programmi di integrazione che permettono ai profughi di imparare la lingua locale e di inserirsi nella comunità. Attraverso corsi di lingua e attività culturali, i profughi hanno l’opportunità di interagire con i residenti, scambiare esperienze e, infine, sentirsi parte di una nuova famiglia. Questa interazione non solo facilita il processo di adattamento, ma arricchisce anche la cultura locale, rendendo Bad Ragaz un esempio di multiculturalismo e accoglienza.
La risposta di Bad Ragaz all’emergenza dei profughi ucraini rappresenta non solo un atto di umanità, ma anche un modello di come una comunità può rispondere positivamente alle sfide globali. Attraverso la loro accoglienza e il loro impegno, i cittadini di Bad Ragaz stanno dimostrando che la compassione e il supporto reciproco possono fare la differenza nelle vite delle persone in difficoltà.
La storia emblematica di questo paese non è solo una testimonianza di aiuto, ma anche un’insegnamento prezioso sull'importanza di essere uniti in momenti di crisi. In un mondo che spesso sembra diviso, Bad Ragaz si erge come baluardo di speranza, dimostrando che l’accoglienza e la solidarietà possono trasformare le vite e costruire ponti tra le culture. Attraverso il calore e l’apertura del suo cuore, questo piccolo paese sta scrivendo una pagina importante della propria storia, che sarà ricordata per il suo spirito di accoglienza e per l’umanità dimostrata nei momenti di maggiore bisogno.


150+
15
Insieme per aiutarli
Solidarietà umana


Anita Rohner, il ponte tra l’Ucraina e la Svizzera La donna che mi ha aperto la strada per raccontare le storie delle rifugiate ucraine a Bad Ragaz Già prima dello scoppio della guerra, Anita Rohner lavorava in Ucraina a stretto contatto con rappresentanti di organizzazioni pubbliche e con cittadini attivi della società civile. Il suo impegno era rivolto soprattutto a far conoscere e comprendere alla popolazione ucraina l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea. In quegli anni, Anita costruì legami profondi con molte persone, e diversi ucraini divennero suoi amici. Tra questi anche Olena Kovalenko, conosciuta proprio in Ucraina durante le sue attività sul campo. Un rapporto nato nel contesto della collaborazione e cresciuto fino a diventare una vera amicizia, che oggi continua nonostante la distanza. Dopo l’invasione russa del febbraio 2022, Anita ha scelto di impegnarsi attivamente nell’aiuto umanitario, offrendo sostegno concreto soprattutto durante il primo anno di guerra a chi fuggiva dal conflitto. Oggi vive e lavora in Svizzera, nella cittadina di Bad Ragaz, dove continua a dedicarsi con passione al volontariato e all’accoglienza dei rifugiati ucraini. È stato proprio grazie ad Anita Rohner e alla sua amicizia con Olena Kovalenko – che attualmente vive ancora in Ucraina – che ho potuto entrare in contatto con un gruppo di donne ucraine accolte in Svizzera. Attraverso di loro, e con la mediazione attenta e umana di Anita, ho avuto l’opportunità di ascoltare e raccontare storie vissute, ferite ancora aperte e gesti di resilienza quotidiana. Con Anita mi sono recato a Bad Ragaz, dove molte di queste donne hanno trovato rifugio e un ambiente accogliente. È stato lì che, grazie alla fiducia che ripongono in lei, sono emerse testimonianze autentiche e profonde. Le rifugiate l’accoglievano con affetto sincero, si confidavano con lei e ascoltavano con attenzione i suoi consigli. Era evidente che la sua presenza rappresentasse per loro un punto fermo, una figura familiare e rassicurante. A seguire, le storie di sei donne ucraine che, grazie a questa rete di solidarietà e ascolto, hanno trovato la forza di condividere le loro esperienze di fuga, perdita, adattamento e speranza.
L'accoglienza svizzera ai profughi Ucraini.













